Da questo momento è
ufficiale: questo governo e persino l’elezione del presidente della Repubblica
sono riconosciuti incostituzionali. Vale a dire che il sistema, con il quale si
è giunti alle elezioni delle principali cariche dello stato, sarebbe antidemocratico.
O meglio, non garantisce quelle norme di democrazia popolare sancite dalla
nostra Costituzione. Il verdetto giunge dai giudici della Consulta,
relativamente al “Porcellum”, ossia la legge numero 270 del 21 dicembre 2005
dell’allora ministro delle Riforme Roberto Calderoli, che modificava la
precedente legge (276 e 277) del 1993 del “Mattarellum”, introducendo un
sistema elettorale radicalmente diverso, che abrogava il proporzionale per il
maggioritario.
Se con il “Mattarellum” l’elettore
poteva esprimere la sua preferenza con due schede, una per la camera dei
Deputati e l’altra per il Senato, con l’attuale “Porcellum”, invece, coloro che
si apprestano al voto possono farlo solo per le liste dei candidati, senza
avere la possibilità di indicare le preferenze. A differenza di quanto invece avviene
per le elezioni europee, regionali e comunali. Con il “Porcellum”, sono quindi
i partiti a scegliere il nome dei parlamentari e non certo gli elettori.
Parte da questo punto,
dunque, quell’anomalia partorita e autogestita dagli stessi partiti per la
formazione di quelli che sono i governi che si sono succeduti dall’entrata in
vigore dell’ultima legge elettorale. Dal 4 dicembre 2013 la Corte costituzionale
(detta anche Consulta) ha censurato l’attuale sistema elettorale del
“Porcellum” - il cui nomignolo scaturisce da un’espressione ruspante dello
stesso Calderoli, che la definì appunto «una porcata» - che prevede un premio
di maggioranza sia per la Camera (dei Deputati) che al Senato, e che “blocca”
le liste elettorali nella funzione in cui non consentono all’elettore di
esprimere una preferenza.
Ritorno al futuro, dunque,
anzi, al passato, vista l’esigenza di rifondare il vecchio sistema elettorale
perché su quello attuale incombe il pesante fardello della incostituzionalità. Ma
in un paese come l’Italia, dove la democrazia è ormai un optional e le leggi
vengono riformate in funzione delle esigenze della politica e non certo
nell’interesse dei cittadini, non è questa la sola grave anomalia del sistema
governativo. Se la Corte dei Conti decidesse un giorno di indagare sul fatto
che molti governi hanno approvato bilanci dello Stato senza l’opportuna
copertura finanziaria, così come vuole la nostra Costituzione, saremmo in grado
di capire il motivo di fondo per cui l’Italia ha accumulato un debito pubblico
così preoccupante al punto da imporre tasse e balzelli da primato mondiale.
Siamo dunque un paese in
piena recessione economica e in riserva di ossigeno. L’Italia vive (sopravvive)
in uno stato di abusivismo democratico da quasi dieci anni, perpetrato da
questa politica nazionale che è salita alla ribalta della cronaca per gli abusi
di potere, per la corruzione dilagante, per l’incapacità di risolvere i
problemi di un paese ormai martoriato e umiliato. Eppure nessuno dei nostri
rappresentanti politici si sente fuori posto. Nessuno ha mai mostrato nessuna
forma di imbarazzo di fronte ad una situazione che in altri paesi avrebbe
provocato a dir poco scompiglio fra gli esponenti politici di un contesto civile e
democratico.
Attaccati alle loro
poltrone come fa un polpo con i suoi tentacoli allo scoglio, i nostri
rappresentanti della politica e delle istituzioni hanno edificato la loro
roccaforte su una poltrona dorata, pagata profumatamente dai contribuenti, a
totale sprègio per le regole del buon senso e della stessa Costituzione.
Cosa succede a questo
punto? L’attuale governo Letta dovrebbe prendere in seria considerazione il
monito sulla sentenza della Consulta e avviare le consultazioni per avviare le
procedure per una nuova legge elettorale che possa consentire di andare al voto
e ristabilire il regime di democrazia e di costituzionalità. Ma nessun
rappresentante di questo governo delle intese tradite (ai danni del popolo e degli
elettori) ha in mente di “autocensurarsi” e quindi fare in modo da lasciare al volere del popolo il destino di un nuovo governo eletto democraticamente. I tempi per una
nuova legge elettorale – che tutti i partiti di questo governo si erano detti
pronti a mettere in agenda – si allungheranno inevitabilmente fino al semestre
italiano di presidenza Ue, motivo per cui Letta e company si sono
assicurati il loro scranno almeno fino alla fine del 2014!
Intanto questo governo ha
appena ottenuto la Fiducia per rinnovare le «Missioni di Pace» italiane per
altri 265 milioni di euro per i prossimi tre mesi, quando in Italia si continua
a morire per la mancanza della messa in sicurezza del territorio nazionale,
devastato da un pericoloso dissesto idrogeologico, frutto di abusi edilizi, mazzette e di facili concessioni. L’Italia è questa!
Massimo Manfregola
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