mercoledì 27 marzo 2013

ANTIMAFIA, "SEGRETO PROFESSIONALE ANCHE PER I GIORNALISTI PUBBLICISTI"


Giornalisti professionisti e pubblicisti equiparati. Almeno per quanto riguarda il segreto professionale. La proposta arriva dalla Commissione parlamentare antimafia nella sua relazione finale al Parlamento a chiusura della legislatura. Il documento, appena pubblicato, propone al nuovo parlamento di concedere il segreto professionale ai giornalisti pubblicisti, equiparandoli ai colleghi professionisti al fine di potersene avvalere per la tutela delle fonti. Inoltre l'Antimafia propone di "prevedere adeguate tutele normative contro le querele temerarie a scopo intimidatorio" oggetto di una lunga disamina da parte dell'organismo parlamentare presieduto da Giuseppe Pisanu.

Secondo l'Antimafia queste sono le "principali criticità" da risolvere per affrontare il grave problema dei giornalisti minacciati in Italia. Il documento firmato da Pisanu ed approvato a larghissima maggioranza (tre astenuti, nessun voto contrario) pone in evidenza numerosi nodi da sciogliere e in particolare un aspetto delicato da chiarire e regolamentare più severamente: "le relazioni fra stampa ed economia o fra stampa ed imprenditoria'', su cui si sollecita ''una specifica iniziativa legislativa'' per scongiurare infiltrazioni criminali e mafiose. Le proposte sono state formulate a conclusione dell'indagine parlamentare conoscitiva sul "contrasto delle intimidazioni nel mondo dell'informazione" condotta dal Decimo comitato di lavoro della commissione, presieduto dal senatore Enrico Musso.

L'indagine ha preso le mosse dai dati dell'osservatorio Ossigeno per l'informazione e ha impegnato il Comitato da marzo a dicembre 2012 con venti audizioni di giornalisti e una trasferta a Berlino. Questa missione ha consentito di verificare che nella Repubblica Federale Tedesca la tutela del segreto professionale dei giornalisti è più estesa che in Italia. In base alle risposte di “un alto funzionario della polizia tedesca berlinese, in relazione alle questioni che riguardano le minacce ai giornalisti o le querele per diffamazione contro gli stessi – si legge nella relazione – è stata rimarcata la differenza tra il sistema che tutela la libertà dei cronisti tedeschi di pubblicare notizie di fonte riservata, senza incorrere in provvedimenti o giudiziari o sanzioni di altro genere per fare valere il principio superiore della libertà di stampa e la sua funzione di controllo del potere e degli apparati pubblici. Condizione ben diversa da quella italiana che, anche in ragione delle minacce ai giornalisti, ha fatto giudicare il Paese fra le nazioni in cui la stampa è parzialmente libera, come ha stabilito dal 2004, e poi dal 2009 ad oggi, l’osservatorio internazionale Freedom House".

http://www.adginforma.it (Agenda del Giornalista Informa)


martedì 26 marzo 2013

IL BILANCIO DELLA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALL'EURO E' DISASTROSO



Quando il governo Prodi lo impose con un cambio assai sfavorevole che sfiorava le 2 mila Lire per ogni euro, non ci diedero neanche il tempo di accorgerci di quello che stava succedendo, e che poi sarebbe successo, dandoci solamente 60 gg. di doppio cambio per poi sostituire definitivamente la vecchia valuta con la nuova. Era il 2002, appunto, quando dodici degli allora quindici stati dell’Unione, convertirono la loro moneta nazionale in Euro. Gli inglesi sono stati più lungimiranti e più cauti di noi italiani, e non hanno aderito alla nuova valuta che nasceva senza uno stato, senza una banca centrale, senza una politica monetaria comune. E il tempo ha dato ragione ai sudditi della Regina. Perché quelli che erano i buoni propositi di u progetto nuovo e pieno di speranze, si sono trasformati in una diretta e oligarchica gestione appannaggio esclusivo della tesoreria franco-tedesca che faceva, e fa tutt'ora, quello che vuole. Intanto, l'imbroglio dello spread ci ha messo in ginocchio, con i nostri titoli che producono interessi da capogiro, al contrario di quanto, invece, avviene nell’Europa del nord, che con le sue banche e la sua economia antitetica rispetto al resto dei paesi dell’unione, produce solo reddito su quelle che sono le ingestibili dinamiche di questa fantomatica unione.

Perché se l'euro fosse effettivamente una moneta europea, invece che una moneta che alimenta la speculazione dei paesi più forti politicamente ed economicamente (vedi la Germania), la crisi che strangolano paesi come Grecia, Cipro, Portogallo, Italia e Spagna, non sarebbe così disastrosa e senza speranza. In questa situazione a dir poco spettrale e paradossale, l’ultimo governo Monti ha esasperato una situazione che adesso è veramente sull’orlo del baratro. La stretta economica che si è abbattuta su alcuni paesi membri come l’Italia è preoccupante per il futuro delle nostre generazioni. È in pericolo la sovranità economica, politica e immobiliare dell'Italia e di quelli che versano nella nostra situazione. Si è badato a tenere sotto controllo i conti dello Stato a spese degli italiani, con riforme che in termini di equità hanno messo alla luce molti dubbi e gravi lacerazioni nel tessuto sociale. Restare ostinatamente in Europa, alle condizioni che hanno deteriorato la vocazione e la tradizione industriale nazionale, è pura follia.  

Continuare a subire i diktat franco-tedeschi è un esercizio al massacro che alimenta la disgregazione politica e diseguaglianza fra i paesi dell’area europa. L’Italia gode di una posizione strategica nello scacchiere geografico del Mediterraneo fondamentale per l’Occidente del pianeta. È fondamentale che il nuovo governo, consideri la possibilità di rinegoziare le condizioni che hanno ingessato le economie di molti paesi dell’Unione, a vantaggio delle banche tedesche e di una politica germanica miope e accentratrice. Il tempo delle illusioni e della demagogia, deve lasciare spazio alla forza del riscatto nell’ambito di una sovranità nazionale troppo spesso sacrificata per interessi e finalità poco convergenti con le origini del progetto europeo.

Massimo Manfregola

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RIFORMARE LO STATO SU DUE PUNTI FONDAMENTALI: GIUSTIZIA E FISCO




La Sinistra dimostra di non avere una cultura e la necessaria competenza per le riforme importanti del Paese. Il Centro-destra, come ormai ci ha abituati, sonnecchia e si distrae con altri problemi... E intanto la demagogia regna sovrana, mentre l'economia va al macero e la disoccupazione avanza irrefrenabile. È come se la politica non avesse consapevolezza di una realtà troppo distante dalla sua miope visione della realtà. Poche mosse strategiche dovrebbero essere attuate per questa emergenza senza precedenti:

1. La riforma della Giustizia;
2. Quella della Finanza.

RIFORMA DELLA GIUSTIZIA
Non vi può essere nessuna riforma se prima non ci si impegna ad una sostanziale riforma della GIUSTIZIA (a tutela dei consumatori e dell'impresa). Bisogna partire dall'università (formazione degli studenti di giurisprudenza) e passando dai concorsi in magistratura. Occorre che ci sia la responsabilità civile dei giudici e una certa garanzia sulla terzietà della magistratura e revisione dei Codici e degli iter processuali. È indispensabile garantire alla nazione la certezza del Diritto, con una magistratura più snella, veloce ed incisiva. Udienze risolute, riducendo drasticamente quei rinvii che allungano inesorabilmente le cause di lavoro. Basta con questa giustizia che non offre risposte giuste, tempestive e congrue. È indispensabile garantire una profonda riforma della magistratura e una selezione dei giudici a garanzia delle terzietà di alcuni, palesemente impegnati ad intermittenza nelle fila delle politica. 

RIFORMA DEL FISCO
Fisco usuraio
Abrogazione di tutte le leggi fiscali in atto e attuazione di una immediata riforma finanziaria più facile e burocraticamente meno ingarbugliata di sempre. Come in qualsiasi azienda, è bene che il bilancio del Paese possa essere pianificato a priori sulla carta di ogni impresa e di ogni famiglia, con il calcolo della differenza fra entrate e uscite. Per fare questo è indispensabile che il Fisco venga diviso in scaglioni (per reddito prodotto) in modo che ognuno possa pagare un fisso annuo, più o meno congruo alla sua attività e quindi al suo reddito. Basta con i mille balzelli e la miriadi di leggi e decreti che strangolano l'impresa con adempimenti e costi aggiuntivi. Non è possibile fare impresa se non si conosce esattamente quelle che sono le uscite da programmare!Pagare un FISSO/Anno, in modo che sarà più facile stabilire chi paga e chi non paga le tasse! Questa dovrebbe essere la soluzione più immediata e risolutiva. Non ci vogliono i Prof della Bocconi, ma il buon senso che un bravo imprenditore e un bravo amministratore di famiglia mette in atto quotidianamente!

IL PROGETTO EUROPEO È FALLITO
Bisogna uscire dall'EUROPA, perché un sistema disomogeneo come quello che conosciamo, è utile solo alla speculazioni delle banche tedesche e francesi. Il sistema europa, così com'è strutturato e governato, è un fallimento su ogni fronte! Per il suo potenziale e la sua collocazione strategica, l'Italia può fare a meno di questo complotto finanziario disorganizzato. I sistemi economici, politici e finanziari di ogni paese europeo sono fin troppo antitetici fra loro. Non ci può essere sistema fra le economie di ogni singolo stato europeo. È demagogico pensare che si possa gestire una comunità di stati senza un governo centrale, una economia omogenea e senza che ogni paese abbia risolto i suoi problemi di natura endemica. Ricominciare la ricostruzione senza fardelli. 

Massimo Manfregola

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