martedì 26 marzo 2013

IL BILANCIO DELLA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALL'EURO E' DISASTROSO



Quando il governo Prodi lo impose con un cambio assai sfavorevole che sfiorava le 2 mila Lire per ogni euro, non ci diedero neanche il tempo di accorgerci di quello che stava succedendo, e che poi sarebbe successo, dandoci solamente 60 gg. di doppio cambio per poi sostituire definitivamente la vecchia valuta con la nuova. Era il 2002, appunto, quando dodici degli allora quindici stati dell’Unione, convertirono la loro moneta nazionale in Euro. Gli inglesi sono stati più lungimiranti e più cauti di noi italiani, e non hanno aderito alla nuova valuta che nasceva senza uno stato, senza una banca centrale, senza una politica monetaria comune. E il tempo ha dato ragione ai sudditi della Regina. Perché quelli che erano i buoni propositi di u progetto nuovo e pieno di speranze, si sono trasformati in una diretta e oligarchica gestione appannaggio esclusivo della tesoreria franco-tedesca che faceva, e fa tutt'ora, quello che vuole. Intanto, l'imbroglio dello spread ci ha messo in ginocchio, con i nostri titoli che producono interessi da capogiro, al contrario di quanto, invece, avviene nell’Europa del nord, che con le sue banche e la sua economia antitetica rispetto al resto dei paesi dell’unione, produce solo reddito su quelle che sono le ingestibili dinamiche di questa fantomatica unione.

Perché se l'euro fosse effettivamente una moneta europea, invece che una moneta che alimenta la speculazione dei paesi più forti politicamente ed economicamente (vedi la Germania), la crisi che strangolano paesi come Grecia, Cipro, Portogallo, Italia e Spagna, non sarebbe così disastrosa e senza speranza. In questa situazione a dir poco spettrale e paradossale, l’ultimo governo Monti ha esasperato una situazione che adesso è veramente sull’orlo del baratro. La stretta economica che si è abbattuta su alcuni paesi membri come l’Italia è preoccupante per il futuro delle nostre generazioni. È in pericolo la sovranità economica, politica e immobiliare dell'Italia e di quelli che versano nella nostra situazione. Si è badato a tenere sotto controllo i conti dello Stato a spese degli italiani, con riforme che in termini di equità hanno messo alla luce molti dubbi e gravi lacerazioni nel tessuto sociale. Restare ostinatamente in Europa, alle condizioni che hanno deteriorato la vocazione e la tradizione industriale nazionale, è pura follia.  

Continuare a subire i diktat franco-tedeschi è un esercizio al massacro che alimenta la disgregazione politica e diseguaglianza fra i paesi dell’area europa. L’Italia gode di una posizione strategica nello scacchiere geografico del Mediterraneo fondamentale per l’Occidente del pianeta. È fondamentale che il nuovo governo, consideri la possibilità di rinegoziare le condizioni che hanno ingessato le economie di molti paesi dell’Unione, a vantaggio delle banche tedesche e di una politica germanica miope e accentratrice. Il tempo delle illusioni e della demagogia, deve lasciare spazio alla forza del riscatto nell’ambito di una sovranità nazionale troppo spesso sacrificata per interessi e finalità poco convergenti con le origini del progetto europeo.

Massimo Manfregola

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1 commento:

  1. Hai scritto bene: l'errore e a monte! Non solo il cambio concordato (?) era ed è esageratemente squilibrato ma da noi in Italia (e dove se no?)la situazione è presto degenerata: quello che costava 5.000 lire è ben presto diventato 5 euro. Qualcuno si è arricchito, i più hanno cominciato a tirare la cinghia ed oggi la Grecia è più vicina che mai... Adriano

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